Evanescenze ed Annientamenti 2017

 

IMERIO ROVELLI

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.....sofferenza, serenità: meditare sulla vita (Enzo Catini)

Queste sculture, raffiguranti teste deformate e contorte, rappresentano l’uomo moderno,

che si trova svuotato ed annientato nell’anima. I visi a tutto tondo sono perforati,

straziati, hanno sguardi vacui, perduti nel vuoto.

Le teste poggiano su lastre radiografiche per l’esigenza di contestualizzare la condizione

di precarietà nell’epoca odierna, dove si assiste frequentemente a fenomeni

trasmigratori. Una sequela di radiografie che come un immenso fluido lascia emergere

i visi che nonostante tutto rincorrono illusorie vie salvifiche, o che esprimono

diagnosi allertanti e aspettative di guarigioni rapide e mirate.

In questi visi traspaiono segni di violenza subita, fisica e psicologica dovuti ad ogni

forma di prevaricazione e soprusi che portano all’annientamento, proprio come avveniva

nei lager o come avviene tutt’ora nei paesi in guerra, o in altri stremati dalla

fame e dalle malattie. Anche nelle società più ricche la miseria, l’abbandono e la

sofferenza sono sempre più presenti.

In questi volti che mostrano evidenti suppurazioni, ferite, macabre emaciazioni, dovremmo

ritrovare ed individuare un po’ noi stessi e riconoscere, meditare e intervenire

attivamente correggendo le nostre responsabilità.

Condizioni e situazioni che possono, con un niente, in un istante, entrare a far parte

della nostra vita e stravolgerla . E’ sufficiente pochissimo: una malattia, un incidente,

un infortunio, per stravolgere la vita, avvilirci, annullarci e farci sentire annientati,

frammentati, interrotti.

E’ altrettanto vero che un nonnulla può renderci felici, sereni, positivi ed il mio è un

invito a meditare sui reali valori della vita e dell’esistenza e a spingerci a perseguirli

i n c o n d i z i o n a t a m e n t e.

 

 

Pensiero e forme di sculture in dialogo a Pradalunga

Pensiero e forme di sculture in dialogo”, questo il titolo della rassegna curata da Enzo Catini, fa incontrare le opere di Davide Balossi, Elio Bianco, Audelio Carrara, Alfredo Colombo, Giorgio Marcassoli, Imerio Rovelli



di Stefania Burnelli - 27 ottobre 2017 - 11:20

 

Il “novembre culturale” di Pradalunga, in occasione del 35° di fondazione dell’ARCI di Pradalunga, apre quest’anno sabato 28 ottobre con una bella collettiva di sei scultori del territorio.

Pensiero e forme di sculture in dialogo”, questo il titolo della rassegna curata da Enzo Catini, fa incontrare le opere di Davide Balossi, Elio Bianco, Audelio Carrara, Alfredo Colombo, Giorgio Marcassoli, Imerio Rovelli nel segno dei materiali tradizionali – legno, pietra, ferro, ceramica – e della ricerca formale contemporanea, dalla neofigurazione, agli echi pauperisti, all’astrazione lirica, alla progettazione spaziale.

In una scena espositiva sempre più popolata da proposte concettuali, sempre meno legate alla capacità di elaborare uno stile, questa mostra si pone come un’occasione di richiamo per gli amanti del gesto scultoreo inteso come arte e come tecnica. L’allestimento, che intreccia i diversi stilemi degli autori, è anche una verifica dei confini linguistici del fare scultura e sperimentazione plastica oggi con materiali caratteristici della disciplina.


Alfredo Colombo elabora gli archetipi della civiltà contadina in semplici forme verticali o circolari che raccolgono la memoria e l’identità del territorio ridefinendo oggetti e significati nel nuovo contesto d’uso.

Le canoe di Audelio Carrara reagiscono alle alienazioni della contemporaneità restituendoci il sapore perduto dell’altrove, di luoghi dove la tecnologia ancora “asseconda la natura, temendola e rispettandola”. Un gioco di equilibri e disequilibri che ha a che fare insieme con la scultura, con l’architettura e, inevitabilmente, con l’antropologia. 

Tra gli interventi di più forte impatto visivo, quello di Imerio Rovelli che propone “evanescenze e annientamenti”, una serie di volti in terracotta disseminati a terra sopra una scacchiera di lastre radiografiche: le identità deformate, i volumi contorti delle “maschere” mettono in scena una sorta di drammatica partita esistenziale che non lascia intravedere vincitori. 

Una ricerca di autenticità che attraversa anche il linguaggio di Davide Balossi, se pure in forma più rassicurante. Slanciate silhouette umane sapientemente intagliate e smussate nel legno pongono domande sull’identità individuale, cui l’artista risponde valorizzando il concetto di fragilità della condizione umana, simboleggiato dall’icona della lacrima.

Hanno qualcosa di scenografico le strutture lignee di Giorgio Marcassoli,che giocano tra realtà e metafora disegnando scale che non trovano appoggio, sinuose forme “senza forma”, volumi in bicromia che si reggono sui vuoti. Protagonista assoluta la libertà dell’immagine mentale che all’oggetto ha dato origine.

Con le opere di Elio Bianco si entra nell’universo del “costruire” una forma e dell’“isolare” un pensiero. L’artista procede per sottrazione, piegando i materiali all’idea e l’idea ai materiali. Il risultato sono visionari “rifugi” in terracotta che serbano il fascino organico e magico del bozzolo e della meteora, oltre a due elementi architettonici che interpellano i concetti di varco e di altrove.

La mostra inaugura sabato 28 ottobre alle 17 nello spazio espositivo del municipio di Pradalunga. Nel calendario delle iniziative del “novembre culturale” si prevede per venerdì 3 novembre (ore 20.45, negli stessi spazi municipali) il commento con recitazione del canto primo dell’Inferno dantesco a cura di Giuseppe Piantoni.


La mostra è aperta negli orari d’ufficio del municipio: 9 -12.30 e giovedì 9 -12.30, 15.00 – 18.00.

 

 

 

(Imerio Rovelli (c) 2002-2017).